CRISTIANO PINTALDI
(Roma, 1970)
Cresciuto in una famiglia di pubblicitari appassionati d’arte, dal 1991 ha cominciato a usare solo i tre colori primari, rosso, verde e blu, su uno sfondo nero, accostandoli nello stesso modo in cui i pixel si dispongono per dare vita all’immagine sullo schermo televisivo. I soggetti scelti – che sono tratti dalla cultura popolare, dai programmi televisivi, dai cartoni animati, dai film cult di fantascienza e dai film di Kubrick – sono così scomposti in pixel, che però sono, di fatto, creati dall’artista con una mascherina di un centimetro quadrato che comprende al suo interno tre segni paralleli verticali dei tre colori. Pintaldi applica numerosi strati di pittura con l’aerografo, lavorando su tre livelli, uno per volta, e scoprendo l’effetto solamente a fine lavoro. Tra le immagini simbolo ci sono: l’alieno, l’UFO, il fulmine, il Papa, la maschera, che, con altre, sono per l’artista in qualche modo delle chiavi d’interpretazione della realtà in cui viviamo. L’abile riduzione dello spettro dei colori operata da Pintaldi instaura un dialogo tra colori e forme, forzandoci a investigare sia i limiti, sia la sintesi, tra realtà e finzione.
Cresciuto in una famiglia di pubblicitari appassionati d’arte, dal 1991 ha cominciato a usare solo i tre colori primari, rosso, verde e blu, su uno sfondo nero, accostandoli nello stesso modo in cui i pixel si dispongono per dare vita all’immagine sullo schermo televisivo. I soggetti scelti – che sono tratti dalla cultura popolare, dai programmi televisivi, dai cartoni animati, dai film cult di fantascienza e dai film di Kubrick – sono così scomposti in pixel, che però sono, di fatto, creati dall’artista con una mascherina di un centimetro quadrato che comprende al suo interno tre segni paralleli verticali dei tre colori. Pintaldi applica numerosi strati di pittura con l’aerografo, lavorando su tre livelli, uno per volta, e scoprendo l’effetto solamente a fine lavoro. Tra le immagini simbolo ci sono: l’alieno, l’UFO, il fulmine, il Papa, la maschera, che, con altre, sono per l’artista in qualche modo delle chiavi d’interpretazione della realtà in cui viviamo. L’abile riduzione dello spettro dei colori operata da Pintaldi instaura un dialogo tra colori e forme, forzandoci a investigare sia i limiti, sia la sintesi, tra realtà e finzione.
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